Per Olov Enquist
IL LIBRO DELLE PARABOLE
Un romanzo d'amore
Iperborea
http://iperborea.com/titolo/393/
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L’occhio
gli cadde su una copertina. Il libro delle parabole. Parabole!? Si
parla forse di religione? È il commento di questo autore svedese, Per
Olov Enquist, al Vangelo?
Lo prese in mano e si accorse del
sottotitolo: Un romanzo d’amore. L’amore!! Gesù ha parlato di amore,
certo – no, non soltanto parlato, ne sapeva molto di amore, lui! – e gli
scrittori di ogni epoca hanno parlato di amore. Si possono scrivere
ancora libri sull’amore? Si
devono scrivere! L’uomo non deve
mai stancarsi di farlo. Ogni parola di un libro sull’amore è un
fiammifero che si accende nelle notti feroci, una stella cadente che
appare, anche solo per un attimo – ma appare.
Guardò l’indice.
Nove parabole. No, nove capitoli. Ma insomma! Secondo il sottotitolo, si
trattava di un romanzo! Un romanzo fatto di parabole. Pazzesco!!
Aprì
a caso e capì subito che quel libro era suo, che doveva leggerlo, che
gli avrebbe dato molto. Trovò subito una chiave per capire cosa fossero
le parabole. “Si tratta spesso di piccole facezie che virano rapidamente
verso qualcosa di nero come la notte”. Lesse pagine sparse. Quelle
dell’autore non sono “vicende” o “storie”, ma “parabole”. Enquist vuole
dunque farci riflettere sul significato della
sua propria vita? O della
nostra (dei lettori) vita, mettendoci a disposizione la sua biografia? O cerca una chiave di lettura per
iniziare
a comprendere se stesso – perché mai si potrà finire? Tutte spiegazioni
valide – perché no? Tutte! Il mondo è ampio, enorme, c’è posto per
tutto e tutti. E nonostante la notte sempre più buia, tutti, tutti!
possono regalare una scintilla.
Pensò che la vita dell’autore era
stata nera come la notte, perché questo libro parlava dell’autore – ma
fece fatica a capirlo: gli occorse tempo. L’autore parlava di sé, ma in
terza persona, come se – come se cosa? Come se per parlare di se stesso,
Enquist avesse avuto bisogno di allontanarsi, di uscire dalla propria
pelle così come dopo una lunga immersione su fondali intorbiditi da
mareggiate senza fine, si nuoterebbe di corsa, polmoni che scoppiano, a
riprendere aria. E solo là fuori, nonostante gli occhi che bruciano per
il sale, il vento che risucchia ogni calore, è possibile narrarsi.
Vivere quanto basta per narrarsi.
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Mi
sono permesso di “recensire” questo testo attraverso uno
scimmiottamento dello stile di Enquist, sperando di metterne in luce
qualche aspetto. La terza persona per parlare di sé; l’uso del corsivo;
la punteggiatura sovrabbondante. Il susseguirsi di frasi che di colpo
sviano, conducono altrove, folgorano. Il libro delle parabole non è un
libro da leggere. È da consultare, digerire, meditare, aprire a caso in
un qualunque momento della giornata, e in ogni pagina si troverà polvere
d’oro.
Paolino