Mara Boselli è l’autrice di L’amore è per
tutti, Nativi digitali. Ci ha incuriosito molto questo titolo e così siamo
andati direttamente dall’autrice a farle qualche domanda.
Benvenuta
su pesce pirata, siamo felicissimi di averti qui con noi.
Grazie a voi per avermi invitato.
Mara
è donna, scrittrice e …?
E un sacco di altre cose. Sono una
lettrice, sono una figlia e una moglie, sono una musicista, una cuoca e
un’amica. Non necessariamente in quest’ordine.
Quali
sono le tue ambizioni?
Non mi ritengo particolarmente ambiziosa, ma
esigente: lo sono con gli altri e lo sono con me stessa. Cerco sempre di dare
il meglio, di migliorare e di migliorarmi in ogni cosa che faccio. Non cerco né
la fama, né la gloria; se arriverà un po’ di successo, sarà perché ci ho
lavorato su.
Che
tipo di ragazza è stata Mara?
Una ragazza fortunata, amata dalla sua
famiglia e circondata da amici. Ho avuto l’opportunità di vivere in un mondo pieno
di stimoli; alcuni li ho colti, altri meno, ma tutti mi hanno portato ad essere
ciò sono ora. Sono stata, però, anche una ragazza sufficientemente complicata: insoddisfatta, infelice. Ci ho messo
anni ad accettarmi e ad accettare la mia disabilità. Parlo del mio cammino in Quelli che stanno peggio, il mio secondo
romanzo che è uscito nel 2015 edito da EVE Edizioni.
Quando
hai cominciato a scrivere?
Prima di scrivere, ho cominciato a
leggere. E prima di leggere, ho cominciato a raccontare. E, prima ancora, ad
ascoltare. La forza delle parole: mi affascinavano le storie che mi narravano.
Poche fiabe, a dire il vero; solo mio papà si lanciava ad inventare strampalate
avventure, degne della sua meravigliosa fantasia da bimbo. Mio nonno, invece,
mi spiegava le trame delle opere liriche e mi faceva ascoltare i passi più
famosi. Mia nonna ricordava della guerra e degli anni che sono venuti subito
dopo. C’era tanta di quella vita, in ciò
che mi raccontavano, che, piano piano, l’ho assimilata e fatta mia. E ho
iniziato a raccontarla. E poi, a leggere altre storie, altra vita. E, ad un
certo punto, mi sono resa conto che anch’io avevo storie da raccontare, vite da
narrare; così, mi sono messa a scrivere. Il mio primo, vero, romanzo, però
risale solo a qualche anno fa. La storia c’era, era lì già da un pezzo, pronta
solo ad essere messa nero su bianco. E così è nato Una vita a colori, edito
nel 2014 da Nativi Digitali Edizioni.
Cosa
rappresentano per te le parole?
Uno strumento potentissimo di liberta. Mi
sento estremamente fortunata ad aver imparato a padroneggiarle un po’: scrivere
è sempre stato un piacere, che poi è diventato un’esigenza che, lentamente si è
trasformata anche in un lavoro.
Una
poesia che hai nel cuore.
Ce ne sono molte, ma direi Neruda con il
suo “Quiero hacer contigo / lo que la primavera hace con los cereo”.
Piangi
davanti a un film romantico?
Spesso. Devo ammetterlo, ho la lacrima
facile.
La
qualità che preferisci in un uomo?
Ne devo scegliere solo una?! Direi
l’onestà. Perché, se sei onesto, tutto ciò che fai o dici è autentico, vero;
così, oltre a darmi la possibilità di conoscerti e capirti, mi offri
l’occasione di essere altrettanto trasparente con te.
Se
il tuo seduttore dovesse scegliere un libro per te quale vorresti scartare?
Io e mio marito ci siamo conosciuti
online. Uno dei motivi per cui ho iniziato a scrivergli è stata una sua
citazione di Daniel Pennac, tratta da Come
un romanzo. Ho pensato: se cita Pennac nel profilo, non può essere tanto
male. E’stato un po’ come riceverlo in regalo: un bel regalo, direi.
L’amore è per tutti è il tuo secondo romanzo per Nativi Digitali. Come vi
siete incontrati?
Qualche anno fa, spronata soprattutto da
un’amica, avevo riordinato le idee e buttato giù quello che poi sarebbe
diventato il mio primo libro, Una vita a
colori. Ho inviato il manoscritto ad una prima casa editrice che mi ha
praticamente insultata, quando ha rifiutato l’opera. Non mi sono persa d’animo
e ho contattato quella che allora era una piccolissima e nuovissima casa
editrice digitale, con solo qualche titolo in catalogo. Annalia e Marco si sono dimostrati competenti, organizzati,
intraprendenti e pazzi quanto bastava per interessarsi al mio progetto. Da
lì, è stato amore.
Com’è
è nato il tuo libro? Da un’idea o da un’esigenza narrativa?
Un po’ una e un po’ l’altra. L’esigenza
narrativa era quella di esprimere un’idea, un concetto: credo fermamente nessun
uomo dovrebbe essere mai discriminato a causa della propria pelle, del proprio
credo religioso o del proprio orientamento sessuale. Quando ho proposto il
manoscritto a Nativi Digitali, loro hanno colto immediatamente il messaggio e
ci abbiamo lavorato su perché L’amore è
per tutti vedesse la luce al più presto.
Quanto
c’è di Mara nelle tue pagine?
Molto, anche se L’amore è per tutti è il primo libro che scrivo con personaggi
completamente di fantasia. In Una vita a
colori, invece, ci sono, nascoste fra le righe, citazioni e somiglianze con
la mia vita che mi conosce può cogliere senza troppe difficoltà. Per quanto
riguarda Quelli che stanno peggio: è
stato definito un romanzo autobiografico, anche se è un termine che non amo
particolarmente. Si dice che uno scrittore deve “avere fantasia”: in tutta
onestà, non credo di averne molta. Io nasco cronista, ho lavorato per qualche
anno sulle pagine di un quotidiano locale, racconto ciò che vedo, che sento e
che vivo. Una certa parte di creatività, credo sia inevitabile in questo
meraviglioso lavoro che mi sono scelta e, se riesco a mischiare questi due
ingredienti senza che il lettore si renda conto dove inizi uno e dove finisca
l’altro, allora mi posso ritenere soddisfatta.
Chi
sono i protagonisti del tuo romanzo? Per cosa combattono?
In L’amore
è per tutti, come nei precedenti, i miei protagonisti sono persone comuni.
Vivono vite simili alle nostre e poi succede loro qualcosa, di inaspettato o di
programmato non importa, che stravolge la loro quotidianità. D’altronde, la
vita è così, no?
La
vita ci travolge e ci sorprende in molti modi.
Si dice che la vita sia quella cosa che ci
capita quando siamo intenti ad occuparci di altro. Mi piace pensare che i miei
protagonisti combattano per le loro vite, per i loro ideali.
Come
definisci l’amore?
Potrei dire che l’amore è quella cosa che
ti mozza il respiro, quel sentimento che ti fa pensare solo e soltanto a quella
persona, che ti toglie l’appetito e che non ti fa dormire. Lo pensavo, una
volta, ma ora ho capito che l’amore è scegliere e scegliersi reciprocamente.
Ogni giorno, tutti i giorni. Sapere l’uno dell’altro quando russa, o quanto può
essere pignolo; sapere quanto si lagna, quando è malato, oppure quanto ci tiene
ad andare a pranzo da mamma la domenica. Conoscerne ogni difetto, eppure essere
convinti che ne valga ancora la pena.
Lo
scorso 11 Maggio è stata approvata la leggi per le unioni civili, è una grande
conquista per l’Italia, cosa ne pensi?
Il decreto Cirinnà è un testo importante
per l’Italia: è il primo passo verso la parità vera fra coppie omosessuali e
coppie eterosessuali (ed anche quelle fra eterosessuali sposate e conviventi).
La legge, perché potesse contare su sufficienti voti a favore, è stata stralciata
e rimodellata in più punti (il più eclatante riguarda la stepchild adoption) e
questo l’ha resa un po’ zoppicante e, a mio modesto parere, non ha colmato del
tutto le differenze fra i diversi tipi di unione. Uno stato laico, come si
professa il nostro Paese dovrebbe garantire ad ogni essere umano consapevole di
sposarsi con chi ama, senza badare al sesso. In ogni caso, i diritti che,
grazie alla legge sulle unioni civili, in molti hanno guadagnato sono una
vittoria per tutti.
La
tua paura?
I piccioni mi terrorizzano! Non li
capisco, non riesco a prevederli, né a controllarli in alcun modo: i loro voli
sono improvvisi e senza logica, secondo me. Credo siano la perfetta
esemplificazione di tutto ciò che temo davvero: ciò che non riesco a conoscere,
a comprendere.
Cosa
è il diverso per te?
Diverso è un sacco di cose. Per molto
tempo ho pensato che diverso fosse sinonimo di sbagliato. Tutto ciò che non
rientrava in uno schema preciso era diverso e, quindi, era sbagliato. Io sono
disabile, mi sentivo diversa e mi sentivo sbagliata. Mi ci sono voluti anni per
capire che quella mia diversità poteva essere un punto di forza e non uno
sbaglio. Diverso è chi guarda il mondo in modo diverso da te, per tante di
quelle ragioni che non sto neanche qui a elencarle; ma se tu, invece di pensare
ad un suo sbaglio, provi a conoscere e a capire il perché del suo punto di
vista, può anche darsi che ti accorgi che il diverso è bello e ricco quanto lo
sei tu.
Il
tuo principale difetto?
Sono cocciuta, impulsiva e fumantina. Sono nata in agosto e sono, a
tutti gli effetti, un leone: ruggisco, ma poi, di solito, non mordo.
Occupazione
preferita?
Un buon libro. Un buon film. Un buon
amico.
Preferisci
il giorno o la notte?
La notte, decisamente. Ho sempre avuto il
sonno leggero e l’insonnia è mia compagna da anni; non dico “soffro”, perché
non le renderei giustizia: ho studiato, di notte (prima durante il liceo e poi
durante l’università); ho recuperato intere serie televisive e intere saghe
letterarie, di notte; a prestato orecchie e spalle ad amici in difficoltà e ho
riversato su di loro fiumi di parole, sempre di notte.
Una
città, un modo di essere e una canzone
Una città: sicuramente Milano, che è la
mia città, e anche se ora sono un po’ lontana, me la porto sempre dentro. Un modo
di essere: il mio, che forse non è il massimo, ma che fa di me ciò che sono.
Una canzone: Ho ancora la forza,
brano di qualche anno fa della premiata ditta Guccini –Ligabue, che a un certo
punto dice: “E ho ancora la forza di scegliere parole / per
gioco, per il gusto di potermi sfogare / perché,
che piaccia o no, è capitato / che
sia quello che so fare...”
Il
tuo motto preferito
Credo di non averne uno. Ma provvederò a
procurarmelo.
Il
tuo sogno, perché di sognare non smettiamo mai.
Un amore, una famiglia, qualche amico, un
po’ di salute e un lavoro che non mi faccia diventare ricca, ma che mi permetta
di mangiare. Eccoli qui i miei sogni piccoli, forse banali, ma che mi rendono
felice.
Grazie
e in bocca al lupo Mara.