Nel Campo della
Rimembranza si poteva giocare, ma con qualche precauzione. Bisognava guardarsi
dal vigile urbano che quasi sempre aveva qualcosa da ridire sul comportamento
dei ragazzini. Quell’area verde, infatti, non era destinata al libero
divertimento.
Tuttavia i giovanissimi non riuscivano a
trattenersi. Per loro le siepi, il manto ghiaioso, i muretti, i quattro pini e
i due cedri rappresentavano un invito a rincorrersi, ad arrampicarsi e a saltare.
Soprattutto la chiesetta commemorativa, che occupava quasi tutto il lato
orientale dell’area, esercitava su di loro una forte attrazione. Due cancelli
laterali con lo scudo e tre lance incrociate (uno dei quali quasi sempre
aperto) immettevano in una specie di cortiletto retrostante, pieno di sterpi e
cespugli incolti. Quel luogo recondito era una vera tentazione, se non altro
perché dagli addetti comunali veniva considerato zona off limits. Ma la cosa
che più incuriosiva era l’accesso a un seminterrato il cui perimetro coincideva
con quello della costruzione.
Elisabetta e Lorenzo erano seduti sui
gradini davanti al portale di bronzo che immetteva nella cappella. Con loro
c’era anche un ragazzetto un po’ più grande, di nome Fabio.
- Sapete chi è Nosferatu? – domandò quest’ultimo.
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