Fra poco sarà Natale. Oggi virtualmente apriamo la prima finestrella di un Calendario d’Avvento tutto nostro. E lo facciamo con un racconto che apre il sipario tra l’attesa e la festa vera e propria. Osannata, dissacrata, amata, ritenuta un inutile sperpero di denaro e di falsi sorrisi, il Natale rimane sempre il Natale.
Heinrich Böll nel racconto Nicht nur zur Weihnachtszeit, titolo originale di Tutti i giorni Natale, è uno spacco umoristico-tragico sul
significato del Natale. Consideriamo davvero il 25 Dicembre, come Böll, una
festa inutile oppure? E abbiamo una zia Milla nel nostro parentato? Fulcro del
racconto negli anni della guerra e successivi, ci fa attraversare insieme al suo "Natale" tutti i
significati, per lei e per i protagonisti, possibili.Ed è interessante notare come certe dinamiche non mutino.
La noia della ripetizione che viene cambiata dai
bombardamenti. Oggi potremmo paragonarli alla distanza che c’è tra i parenti
seduti alla stessa tavola che cercano di sforzarsi di stare insieme con il
telefonino pronto in tasca per poter sbirciare la vita degli altri servita su
qualche social. Perché l’erba del vicino è sempre più verde. E’ il nostro
moderno bombardamento psicologico. Ma
in tutte le feste di Natale trasformate ormai dall’incessante dovere di
partecipare, aleggia sempre la frase: Non
si potrebbe avere tutto come prima?
C’è esattamente una linea su cui passa il presente che
divide il passato, considerato tale e quindi ricco di ricordi felici, con il futuro. Diciamo
un presente dilatato dalla stanchezza e dalle iniziative nominate solo per metà.
E su Tutto come prima che il secondo capitolo del racconto di Böll finisce, virtualmente per noi, ci sono ben dodici capitoli da leggere, ma potrebbe non terminare mai. Potremmo
rileggerlo ogni anno e appuntare cosa cambia e a cosa rimaniamo affezionati.
Sarebbe divertente. E il vostro Tutto come prima quale è?
Tutti i giorni Natale
1
"Si
cominciano a notare nella nostra parentela dei fenomeni di decadenza che per
un certo periodo ci siamo sforzati in silenzio di non vedere; ma ora siamo
decisi a guardare in faccia il pericolo.
Non vorrei già azzardare la parola crollo, ma gli avvenimenti preoccupanti si moltiplicano in tal maniera da rappresentare un pericolo e mi costringono a raccontare cose che suoneranno certo sorprendenti alle orecchie dei miei contemporanei, ma che nessuno può mettere in dubbio. Le muffe della decomposizione si sono annidate sotto la crosta spessa e dura del decoro, colonie di mortali parassiti che annunciano la fine dell’integrità di tutta una razza." [continua qui]
Non vorrei già azzardare la parola crollo, ma gli avvenimenti preoccupanti si moltiplicano in tal maniera da rappresentare un pericolo e mi costringono a raccontare cose che suoneranno certo sorprendenti alle orecchie dei miei contemporanei, ma che nessuno può mettere in dubbio. Le muffe della decomposizione si sono annidate sotto la crosta spessa e dura del decoro, colonie di mortali parassiti che annunciano la fine dell’integrità di tutta una razza." [continua qui]
Testi citati: Racconti
umoristici e satirici (Aus: Gesammelte Erzählungen von Heinrich Böll.©
1981 Verlag Kiepenheuer & Witsch, Köln
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