Samantha- Benvenuti, siamo felici di ospitarvi qui su PescePirata.
Autori Riuniti- Grazie a voi.
S- Si è parlato spesso di crisi dell’editoria, del self-publishing. Si pubblica troppo. Ci sono troppi scrittori. Perché creare Autori Riuniti?
A.R.- Perché è
esattamente la risposta ai problemi che hanno causato la crisi
dell’editoria. Si pubblica troppo, è vero, ma si pubblica sempre
secondo vecchi schemi che vedono da una parte gli autori ignari dei
meccanismi che regolano l’editoria affidarsi ciecamente alla
capacità promozionale delle case editrici, gli editor a rincorrere
il personaggio televisivo di turno tradendo il patto con il lettore
che non può più fidarsi di nessun marchio editoriale, i
distributori e i promotori a ribadire scorte di ovvio nei magazzini
delle librerie di catena. Il nostro progetto garantisce un controllo
di qualità perché nessun autore fa editing al suo stesso testo ma
solo a quello degli altri autori e in questo modo supera il self
publishing salvaguardando l’intermediazione culturale.
Responsabilizza gli autori perché li coinvolge in ogni singolo
processo (quando passi una giornata in fiera a banchetto a vendere un
libro e scopri quanto è faticoso promuovere un libro, forse alla
prossima presentazione che fai ti ricordi di fare uno squillo a tutti
i tuoi contatti e non speri che sia l’ufficio stampa a farlo per
te).
S- Chi sono Autori
Riuniti?
A.R.- Sono scrittori che
vogliono riportare gli scrittori al posto di comando nella filiera
editoriale.
S- Quando e come
nasce l’idea di far diventare editori gli autori?
In realtà è un
ritorno al passato. Quando si parla degli editori storici di questo
paese si parla del lavoro quotidiano da editor di Calvino, per
esempio. Non abbiamo inventato niente. Stiamo solo scommettendo sulla
capacità di uno scrittore di lavorare su un testo come se non meglio
di un editor.
S- C’è un motto o
un detto o la frase di un libro che vi ha ispirato nel vostro
progetto?
A.R.- Ce ne sono tante.
Sul nostro sito internet c’era spazio solo per una citazione per
volta. Quella che abbiamo scelto in queste settimane è di Michel
Houellebecq: Vivere senza leggere è pericoloso, ci si deve
accontentare della vita, e questo comporta notevoli rischi.
S- La scrittura ha
ancora un ruolo centrale o ci sta trasportando verso nuovi orizzonti?
La nascita di blog, pagine dedicate, forum di scrittura creativa cosa
rappresentano?
A.R.- La scrittura non è
mai stata protagonista come in questi anni. Scriviamo tantissimo:
sms, post facebook, tweet. E scriviamo tantissimo di letteratura. Una
delle prime cose che abbiamo fatto una volta fondato il collettivo è
stata censire (o almeno provarci) tutti i blog e le riviste
letterarie. Sono tantissime ed è un bene. Il fatto che a parlare di
letteratura non siano solo le grandi firme della critica letteraria
storica ma giovani blogger che amano la lettura non può che essere
un modo per salvaguardare il rapporto tra scrittore e lettore, per
evitare quello scollamento che un’arte sempre subisce quando la si
lascia in mano all’accademia.
S- Chi diventa
editore o autore in Autori Riuniti? C’è un criterio di selezione?
A.R.- C’è una prima
scrematura che facciamo, come tutti, partendo dalle sinossi che
chiediamo agli autori e dalla letture delle prime pagine. Purtroppo
tantissime proposte non superano questo primo test per via di
problemi grammaticali e sintattici piuttosto gravi. Poi, ciò che
rimane, viene sottoposto a dei comitati di lettura. I comitati sono
sempre composti da un numero dispari di autori perché crediamo che
vada evitata il più possibile l’unanimità. Come scriviamo nel
nostro manifesto: un libro che piace a tutti è solo ovvietà in
formato tascabile. Se un manoscritto viene scelto per essere
pubblicato chiediamo all’autore in che modo gli andrebbe di
contribuire al progetto. Se è un grafico ci proporrà di dare una
mano nell’impaginazione o nella scelta delle copertine, se ha un
divano letto ci ospiterà quando andremo a presentare dei libri nella
sua città. Ma non è obbligatorio. Nessuno deve pagare un solo
centesimo o fare cose che non ha voglia di fare. Se crede nel
progetto troverà il modo di farlo crescere insieme a noi.
S- Quale libro
diventa un Buon Libro? Un equilibrio tra scrittura, tecnica, empatia
e il lettore? O nessuna di queste cose? Quanto spazio si dà alla
creatività narrativa?
A.R.- Un libro è un buon
libro quando ha una storia da raccontare, quando il suo autore la sa
raccontare e quando questa storia può essere letta a più livelli,
sia dal lettore occasionale che da quello più accorto. Non c’è
altra via e non c’è mai stata. Il lettore (che poi è la stessa
persona che guarda le serie tv e non riesce a smettere di farlo per
anni e anni talmente sono avvincenti) ha bisogno di essere catturato
e portato dentro a vite che non sono la sua, ma che poi a fine
lettura sapranno dargli una chiave di interpretazione inedita della
sua esistenza.
S- Per un autore
farsi conoscere è sempre una sfida che a volte si circonda di
incognite. Cosa propone Autori Riuniti? C’è qualche consiglio che
vorrebbe dare all’esordiente o all’emergente? C’è veramente
spazio per tutti?
A.R.- No, non c’è
spazio per tutti. Il consiglio che diamo è quello di allontanarsi il
più possibile dalla propria vicenda, da quei tormenti individuali
che quando si comincia a scrivere sembrano essere di vitale
importanza anche per gli altri. Non lo sono. Bisogna costruire storie
che parlino a tutti. Bisogna mortificare l’ego che vorrebbe far
mostra di erudizione a vantaggio della scorrevolezza della lettura.
Bisogna tornare a narrare e smetterla di mettere in mostra il proprio
io claudicante.
S- Vi appoggiate a
Messaggerie per la distribuzione. Non è un limite per una casa
editrice piccola appoggiarsi un distributore così grande? O è un
vantaggio?
A.R.- È inevitabile. Il
nostro intento è soprattutto essere letti, ma perché questo accada,
i nostri libri devono essere trovati dai lettori. Una realtà appena
nata come la nostra non ha la forza di dialogare autonomamente con i
punti vendita che superano le mille unità nel paese. Aiuterebbe
tanto se le librerie indipendenti si unissero in un grande consorzio
e se si potesse dialogare con un loro buyer nazionale unico.
S.- “La
distrazione di Dio” romanzo d’esordio di Alessio Cuffaro.
Perché lo avete scelto?Cosa vi ha colpito e cosa colpirà il
lettore? Una frase che lo caratterizza.
A.R.- È un romanzo sorprendente
che risponde esattamente all’identikit che abbiamo appena fatto.
Una storia avvincente che copre un intero secolo, che fa viaggiare il
lettore da Torino a Parigi, da Praga a New York. Più che una frase,
ciò che lo caratterizza è il saper rispondere a una domanda: che
forma daresti alla tua vita se potessi vivere quella di un altro?
Samantha Terrasi
per Pesce Pirata